Arrivato lo scorso 26 febbraio a Sulmona con la sua équipe, Gad Lerner ha incontrato Gilberto Malvestuto, ultimo ufficiale in vita del Gruppo patrioti della Maiella. I due si sono a lungo intrattenuti in un’intervista che è stata selezionata per essere trasmessa nel programma “la Scelta – i partigiani raccontano”, uno speciale dedicato alla Memoria dei Partigiani italiani, curato, in occasione del 75° Anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, dal noto giornalista e conduttore televisivo.
Gilberto Malvestuto, lucidissimo 99enne, ha ripercorso il ruolo avuto nella Brigata Maiella dall’adesione a Sulmona, fino all’ottenimento della Medaglia d’Oro alla Bandiera, conferita proprio nella sua città natale, il 14 novembre 1963 dall’allora Ministro alla Difesa Giulio Andreotti.
La Fondazione Brigata Maiella racconta in anteprima alcuni passaggi estratti dall’intervista che andrà in onda integralmente il 6 maggio 2020 dalle ore 20.30 su Rai Tre.
Malvestuto: Mi chiamo Gilberto Malvestuto, sono nato a Sulmona il 17 aprile 1921. Era di domenica e nevicava, stando al racconto di mia madre. Frequentai le magistrali a Sulmona e lì ebbi il piacere di conoscere la mia futura moglie, Leda Comitis. Nella Brigata Maiella comandavo la sezione mitraglieri: una sezione importante, che fu determinante per la nostra avanzata”.
Lerner: Aveva un nome di battaglia?
Malvestuto: (Si schernisce) Erano l’ambizione di qualcuno, che aveva bisogno di farsi vedere. Noi rifuggivamo certi metodi.
Lerner: Chi era il fondatore e comandante della Brigata Maiella?
Malvestuto: A Torricella Peligna nacque Ettore Troilo nel 1898, fu lui a fondare il primo nucleo della Brigata Maiella, mentre a Montenerodomo c’era un altro Troilo, un omonimo, ma non parente. Ettore era il politico, mentre il militare era Domenico. Era un eroe, un uomo valorosissimo. Quando unirono le forze e passarono a Sulmona li conoscemmo e in seguito confluimmo in massa alla Brigata.
Lerner: l’VIII Armata britannica vi hanno aggregato, vi hanno riconosciuti come facenti parte del loro esercito. È un fatto eccezionale! (Lerner ha insistito molto sull’eccezionalità del riconoscimento ottenuto dagli Alleati). Prima ed unica eccezione, ripetuta successivamente solo per la XXVIII Brigata Garibaldi guidata da Arrigo Boldrini.
Malvestuto: Eravamo dei valorosi. Anche il Luogotenente ci chiese di unirci all’esercito e ci propose il passaggio in blocco, promettendoci di riconoscere tutti i nostri gradi, ma noi eravamo repubblicani.
Lerner: Nel giugno del 1944 sareste state liberi? Perché avete voluto continuare la guerra per andare verso Nord? È l’altra eccezione, il caso raro, che rende il carattere costitutivo della formazione abruzzese.
Malvestuto: Sì è vero, da noi la guerra era finita, ma l’ufficiale della Maiella Claudio Di Girolamo invitò tutti gli ufficiali della Valle Peligna a partire per recarsi a Recanati dove avrebbero potuto proseguire la lotta contro i nazi-fascisti, contro il nemico. E difatti noi ci unimmo ai “vecchi” della Maiella, formando con loro un Gruppo molto saldo. Eravamo una nazione in guerra contro i tedeschi. La nostra ambizione era di andare in soccorso dei “Fratelli del Nord”. Ettore Troilo ci aveva lanciato questa ambizione: proseguire dalla nostra montagna per aiutare i fratelli del Nord e infatti in seguito diventerà prefetto di Milano.
Lerner: Che rapporto avevate con polacchi ed inglesi?
Malvestuto: Ottimo. Quando ci furono i funerali di Anders, a Salerno, fummo invitati a partecipare ufficialmente come rappresentanti della Brigata Maiella. Lungo la fascia adriatica fummo sempre insieme, abbiamo combattuto fianco a fianco nel V Corpo Britannico e nel II Corpo Polacco nell’ambito dell’VIII Armata.
Lerner: Mi parli degli scontri che ha vissuto.
Malvestuto: alle porte di Bologna, negli scontri nella zona del Senio, avemmo una feroce battaglia a Brisighella. Noi la liberammo, sì voglio dire liberare (non occupare) perché occupare significa prendere qualcosa che non è tuo. Invece noi la liberammo perché volevamo restituirgli l’indipendenza. Lì combattei in prima linea coi mitraglieri. Poi si avanzò di nuovo il 19 dicembre a Monte Mauro, dove morì Mario Tradardi, un giudice del Tribunale dell’Aquila che si era arruolato sotto mentite spoglie.
Lerner: Mi lascia il suo ricorso del 21 aprile 1945, quando siete arrivati a Bologna con i ragazzi del II Corpo polacco di Anders?.
Malvestuto: Ne ho un ricordo entusiasmante, perché appena avvicinatici a Bologna, appena messo piede su Via Nazionale la folla si accalcò e ci abbracciò letteralmente. Lì ero stato allievo carrista solo due anni prima. Quell’alba del 21 aprile, tra la folla, una ragazza mi venne incontro e cingendomi mi disse: “Grazie Tenete!”. Chiaramente io pensavo sempre alla mia ragazza, poi diventata mia moglie.