Un parco da salvare per il futuro della montagna abruzzese

da | Apr 7, 2021 | Ambiente | 0 commenti

Al Consiglio Regionale d’Abruzzo si discute la riduzione di oltre 8000 ettari del territorio del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino

Testo di Viviana Farinelli e Marano Mario Viola 

Il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, nato ufficialmente nel 1989, protegge circa 54.361 ettari di territorio di estremo interesse naturalistico e ambientale: una superficie in realtà già  ridotta nel 1998 di oltre 9.000 ettari e di cui oggi il Consiglio Regionale la volontà di alcuni Comuni di uscire dal Parco e della Regione di ridurre l’estensione. Tutte le Associazioni ambientaliste, ritenendolo anacronistico, si sono mobilitate per impedire il taglio. Oggi, infatti, cresce l’esigenza di aree protette, dove ritrovare il contatto con la natura, una alimentazione sana prodotta da agricoltura e allevamento naturali, l’accoglienza dolce in alberghi diffusi e non in nuove e impersonali costruzioni di cemento, come dimostra l’incremento turistico nei nostri parchi ricchi, tra l’altro, anche di centri storici antichi e preziosi per la loro valenza artistica. Non dimentichiamo che il PRSV si trova nel centro dell’Abruzzo, dominato dalle vette del Monte Velino (mt. 2487), del Monte Sirente (mt. 2349), ed è caratterizzato dagli altopiani di Campo Felice e delle Rocche, dalle suggestive Gole di San Venanzio e di Celano e dagli aspetti geomorfologici modellati dal glacialismo e dal carsismo.

L’area conserva un ricco patrimonio naturalistico sia botanico che faunistico. Vi sono siti di interesse comunitario Natura 2000 e ZPS (Zone di Protezione Speciale). Sono ben 116 le essenze floristiche censite che costituiscono delle emergenze tra cui specie particolarmente rare come, l’Astragalus aquilanus e l’Adonis distorta. Gli antichi Italici (Vestini, Peligni, Marsicani) hanno saputo rapportarsi con l’ambiente naturale di queste montagne, consegnandoci animali rari come il Lupo appenninico, il Camoscio d’Abruzzo e volatili come il Falco Lanario, l’Aquila reale, il Gufo reale, la Coturnice, il Grifone che sopravvivono nel territorio, già oggetto di di studio e di progetti di salvaguardia europei. In queste terre alte, inoltre, dimora stabilmente l’Orso bruno marsicano, come attestato dal recente studio Brown bears in Central Italy: a 15-year study on bear occurrence di P. Morini, F. P. Pinchera, L. M. Nucci, F. Ferlini, S. Cecala, O. Di Nino & V. Penteriani, nella scheda ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) inviata all’Unione Europea nel 2018. E per l’orso (e non solo) il PRSV è strategico ed essenziale per le connessioni con il Gran Sasso d’Italia, i Monti della Laga, i Monti Reatini e i Monti Sibillini. Gli orsi censiti nei Parchi nazionali del Gran Sasso-Laga, dei Sibillini e nel comprensorio dei Monti Reatini provengono infatti dal Parco Regionale Sirente Velino.

Queste sono le vere ricchezze da proteggere e valorizzare promuovendo la consapevolezza del patrimonio storico e naturalistico nelle comunità locali e iniziative atte a creare sviluppo economico. Il futuro è green. Perchè uscire dalla protezione naturalistica del Parco, quando si scopre che con la digitalizzazione si lavora benissimo restando nei salubri borghi lontano dalle città, quando i miliardi del Recovery Fund assegnati dall’Europa all’Italia dovranno essere spesi per progetti di comprovata sostenibilità ambientale: digitalizzazione; innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute. E questo significa fornire ai borghi la connessione in rete, nuovi sistemi di trasporto e collegamento con i capoluoghi, centri di istruzione e formazione, riorganizzazione sanitaria. La riperimetrazione proposta dalla Giunta Regionale, secondo le Associazioni ambientaliste, è priva di qualsiasi motivazione scientifica, quindi è inutile e dannosa e si chiede, prima di prendere decisioni, la redazione di uno studio interdisciplinare sul patrimonio naturale del PRSV, l’apertura di una discussione che metta in luce anche le negatività della esperienza finora vissuta dal Parco e le difficoltà incontrate dagli operatori, attraverso un percorso democratico partecipato e privo di pregiudizi. Che questa sia la strada maestra da percorrere lo testimoniano la grande quantità di adesioni alla petizione a tutela dell’integrità territoriale del Parco, che ha superato le 87.000 firme, tra cui quelle di accademici, rettori di Università, ricercatori, scrittori, artisti, economisti.

L’articolo è stato pubblicato sul n. 132 di D’Abruzzo, inverno 2020

 

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