“Nessun effetto è in natura senza ragione. Intendi la ragione e non bisogna (e)sperienza”, raccomandava Leonardo da Vinci in una densa pagina del Codice Atlantico. Instancabile viaggiatore, attentissimo nell’osservare ogni impercettibile mutamento della natura, il genio italiano di rilievo universale deve aver avuto molti buoni motivi per frequentare le montagne più alte dell’Appennino.
La particolare orografia del territorio e i repentini mutamenti climatici potevano fornirgli con rara efficacia continue chiavi di interpretazione, subito appuntate negli straordinari disegni che documentano ancora oggi singolari progetti pionieristici, studi scientifici, luoghi visitati e molto molto altro.
Nel corso della sua lunga vita è quindi assai verosimile che Leonardo abbia frequentato località abruzzesi in molteplici occasioni, come del resto emerge da diversi studi recenti*.
Tra tutte ha suscitato un particolare interesse un’indagine che vola assai in alto perché focalizza il più antico disegno a penna del genio di Vinci, che è un’opera fondamentale perché interpreta in maniera innovativa un paesaggio reale determinando un modello per i successivi sviluppi della grafica del Rinascimento. Superando le precedenti ipotesi a favore del territorio toscano, tutti gli elementi del paesaggio delineati da Leonardo sul celebre foglio conservato agli Uffizi, datato 5 agosto 1473 e noto con la sigla 8 P, sono stati accuratamente studiati e identificati con il Castello Piccolomini, il lago Fucino e le alture circostanti concorrendo a documentare un soggiorno giovanile nella Marsica.
Nella ricorrenza del 5 agosto 2021 a Celano, alla presenza di Domenico Taglieri presidente della Fondazione Carispaq, è stato organizzato da Nazzareno Mascitti, Sergio Iacoboni, Edoardo Castellucci e Nino Morgante, un convegno per approfondire questa nuova proposta, di rilevanza indiscutibile. Nella prima sessione, gli stessi autori dell’articolo apparso in “Rassegna volterrana” nel 2019, Antonio Palesati, Maria Teresa Stefani e Maurizio Ragni, hanno ulteriormente precisato i temi già trattati: la raffigurazione del Castello di Celano e del Fucino nel citato disegno fiorentino (Palesati), il paesaggio dalle Balze collinari della Val d’Arno e di Volterra alle cime montane del Gran Sasso (Stefani) e il possibile percorso compiuto da Leonardo da Firenze a Celano (Ragni).
A favore di questa interpretazione si è espresso anche Edoardo Castellucci che si è soffermato sulle corrispondenze paesaggistiche del disegno vinciano con Celano e il territorio fucense. Sergio Iacoboni ha sottolineato invece che importanti segnali della presenza di Leonardo da Vinci in questi luoghi sono emersi già negli scritti di Carlo Emilio Gadda e negli inediti del compianto studioso Antonio Pietrantoni, ancora tutto da riscoprire, soffermandosi sul significato quadridimensionale del paesaggio vinciano.
Le vie dell’acqua e dei cammini nelle valli incantate
Mediante supporti multimediali e apparati didattici di ultima generazione verrà narrato il territorio in antico abitato dai Marsi, irrorato da acque sacre, tra natura e spiritualità. Se le riprese con il drone e le foto satellitari documentano la realtà contemporanea, un salto nel tempo può essere effettuato con il tramite della cartografia storica (da Egnazio Danti a Raffaele Fabretti, da Febonio fino a Piranesi) e delle testimonianze di Flavio Biondo (1474) e Leandro Alberti (1559) prossime a Leonardo per cronologia. Grazie ad esse sarà evidenziata la straordinaria centralità e rilevanza del bacino del Fucino, culla di attività marinare e manifatturiere legate al grande specchio d’acqua dominato dal Castello di Celano.
Leonardo in Abruzzo: da Celano a L’Aquila, Rocca Calascio, Sulmona e Taranta Peligna
Oltre alle meticolose indagini condotte sul disegno 8P degli Uffizi dagli studiosi Palesati, Ragni e Stefani partecipanti al convegno, altri studiosi tra cui Gianluca Ferrini, Fabio Redi, e Francesco Proia, hanno ricercato ulteriori testimonianze dei viaggi di Leonardo in Abruzzo, investigando i disegni conservati a Windsor e in altre importanti biblioteche. Verranno qui considerati inoltre i contatti con eminenti personalità abruzzesi, in particolare Giovan Battista Branconio, molto legato al Papa Leone X, e Serafino Aquilano, il celebre e amatissimo musicista.
Dalla pergamena alla carta:
gli opifici di Celano
Emula di Margherita d’Austria, nel 1591 Camilla Peretti, sorella del papa Sisto V, aveva acquistato dai Piccolomini la contea di Celano. Tra le sue prime iniziative è la fondazione della cartiera. È emersa infatti una fondamentale prova per datare l’avvio dell’attività dell’opificio celanese tra la fine del Cinquecento e gli esordi del secolo successivo. Il manoscritto con la vita del papa Sisto V (Palermo, Biblioteca centrale della Regione siciliana, Fondo Monreale), vergato su carta sicuramente prodotta in loco per la presenza della filigrana con un uccello inscritto in un cerchio e la scritta Celano, è infatti databile in un arco cronologico molto preciso, appena dopo la morte del pontefice (1590) e prima del luglio 1605, anno della scomparsa della contessa Camilla Peretti. Alle vicende legate ai protagonisti e al racconto dei luoghi teatro delle attività manifatturiere si affiancherà inoltre la nutrita documentazione delle filigrane recanti gli stemmi e le iniziali dei cartai, raccolte da tanti studiosi locali tra cui Arcangelo Ciccarelli.
L’articolo intero è stato pubblicato sul numero 135 della rivista D’Abruzzo