Gissi il paese di cristallo

da | Mar 22, 2024 | Paesi e città | 0 commenti

Gissi, dal latino Gypsum, sorge su una imponente rupe gessosa situata nel versante destro della media valle del fiume Sinello, in provincia di Chieti. Qui il gesso ha attraversato il tempo accompagnando l’uomo sin dai primordi. Gissi è l’unico paese ad essere costruito interamente in selenite gessosa, materiale presente sia nell’antico borgo sia nella parte più moderna, nascosta sotto grigi intonaci. La pietra gessosa (selenite), per il suo riflesso simil lunare, prende il nome da Selena, antica Dea greca della luna, il cui culto era presente nella regione dell’Arcadia, attuale Peloponneso. Il gesso veniva utilizzato già nell’antico Egitto, ancor prima della calce. I Greci e i Romani estraevano la selenite gessosa in blocchi da costruzione e in grandi lastre, talmente pure e trasparenti da essere utilizzate come vetro per le finestre dei templi. La lunga tradizione e il prolungato utilizzo di questo materiale hanno favorito lo sviluppo di tecniche speciali che gli antichi abitanti del paese hanno fatto proprie. In passato, la pietra da gesso veniva semplicemente raccolta sul posto. In epoche successive, tecniche più evolute hanno consentito l’estrazione del materiale dalle pareti rocciose, mediante cunei di legno conficcati nelle spaccature naturali della roccia, che, una volta bagnati e dilatati, la frantumavano in frammenti più piccoli e lavorabili. I blocchi di pietra gessosa usati per erigere le murature venivano poi squadrati sul posto da scalpellini specializzati. Le pietre di minori dimensioni finivano in cottura nella “carcara”, una fornace costruita spesso a ridosso delle pareti rocciose. Al suo interno, il mastro gessaio accatastava vari strati di pietre disposte a cerchio e chiuse a cupola.
La produzione del gesso è stata per centinaia di anni la principale risorsa economica del paese, ma con l’avvento della modernità e delle nuove tecnologie fu progressivamente sostituita da altri settori produttivi.

 

Il paese
Gissi era difeso dall’antico castello passato nel 1447 ad Antonio Caldora e successivamente alla famiglia d’Avalos. Esso dominava tutta la vallata e fu lungamente conteso per la sua posizione strategica. Realizzato in selenite, si narra che il suo luccichio fosse visibile a grande distanza nelle giornate assolate e nelle notti limpide, creando un’atmosfera magica e destando stupore e suggestione a chi vi si avvicinava. Dell’antico castello di cristallo rimangono oggi visibili solo alcuni blocchi selenitici all’angolo di una torre. Nel paese, che si trova all’interno di un Sito di Interesse Comunitario, sono state recentemente rinvenute importanti cavità, tra cui la “Grotta del Lupo” al cui interno è stata rinvenuta una colonia di pipistrelli tra le più grandi d’Italia, seconda in Abruzzo per numero di esemplari e di specie identificate.
Di recente l’Associazione Speleo-Archeologica Culturale dei “Lupi del Gesso” ha riportato alla luce le antiche case di gesso del paese che nascondono preziose cantine scavate nella roccia selenitica, un tempo dimore primordiali, poi stalle o luoghi di conservazione di derrate alimentari. I Lupi del gesso hanno rivalutato il potenziale di queste case con un grande progetto di recupero denominato “Borgo Museo del Gesso e Via delle Cantine” (progetto “Magna Gypsum”). L’obiettivo è quello di riutilizzare questi ambienti ipogei, grazie al loro particolare e favorevole microclima, come luoghi di stagionatura di insaccati come la “ventricina dei gessi”, e come locali di affinamento di vini.

L’articolo completo è stato pubblicato sul numero 139 della rivista D’Abruzzo

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