Caramanico

da | Apr 20, 2022 | Paesi e città | 0 commenti

Il paese di Caramanico, il cui toponimo deriva  da Ariman, voce longobarda che significa uomo in armi, fu fondato da Teodalpio, figlio cadetto di Faroaldo II, duca di Spoleto, nella prima metà del secolo VIII.  La leggenda che attribuisce all’apparizione dell’arcangelo Michele la fondazione di una primitiva chiesa in contrada Parterno rimanda ad un insediamento benedettino, che aveva stretto solidi rapporti con l’abbazia di Farfa, molto prima che sorgessero all’orizzonte gli insediamenti di San Clemente a Casauria e  di San Liberatore a Maiella.  Sul luogo dell’apparizione oggi sorge la chiesa di San Tommaso Becket, lavoro attribuibile ad un cantiere casauriense. Sul portale una iscrizione riporta il nome del committente Berardo e la data 1201, non da tutti ritenuta quella di erezione, ma piuttosto riferibile alla decorazione esterna.


Sempre ad  una capillare presenza monastica altomedioevale vanno riferiti i numerosi eremi  che punteggiano il territorio.  Oltre a San Giovanni, anch’esso di antica fondazione, ma legato alla figura di San Pietro Celestino che vi dimorò per lunghi periodi,  si contano Sant’Antonio all’Orfento e  Sant’Onofrio all’Orfento di evidente impostazione orientale; Sant’Angelo all’Orfento di cultura longobarda,  San Benedetto all’Orfento, San Cataldo (grotta) e Santa Maria all’Orfento di sicura attribuzione benedettina. Persa d’importanza l’autonomia longobarda, la Curtis di Caramanico passa ai beni cassinesi gestiti da San Liberatore a Maiella, a cui si affiancarono i Celestini, che vi avevano acquisito numerose proprietà, specie dopo l’elezione al soglio pontificio del loro fondatore, restandovi almeno fino al XVI secolo.

Non è improbabile assegnare alla prima presenza monastica  di influenza longobarda  le origini del culto della Beata Vergine assunta, anche in mancanza di documenti certi che attestino il titolo della plevania, attualmente conosciuta come Santa Maria Maggiore, sul cui portale appare il gruppo scultoreo della “Incoronazione della Vergine”, simbologia unanimamente assegnata a questo dogma. Al riguardo si ricorda che fu Autperto, abate di San Vincenzo al Volturno, vera cittadella del potere religioso beneventano, a porre le basi teologiche dell’Assunzione di Maria.
La chiesa romanica, di cui restano solo la cripta, peraltro non più accessibile, e parte della muraglia laterale un tempo addossata alle mura urbiche, ha subito un radicale rimaneggiamento nel XV secolo e in quelli successivi. Di grande impatto è la complessa costruzione del portale gotico datato 1452. Inquadrato sugli stipiti della movimentata strombatura da quattro edicole trilobate con la rappresentazione delle Virtù teologali, è coronato da una svettante e sottile cornice arricchita dai pinnacoli laterali ed apicale. 

L’articolo intero è stato pubblicato sulla rivista D’Abruzzo n.137 | primavera 2022
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