Il monumento che caratterizza Roccascalegna è lo scenografico Castello arroccato sullo sperone di roccia che sembra avanzare pericolosamente in bilico sulla vallata sottostante.
Costruito, almeno nella parte apicale, come punto di avvistamento intorno al VII-VIII sec., fu, come già si è detto, ampliato e modificato dai vari proprietari, assumendo di volta in volta funzioni diverse, da residenza civile, a carcere, a caserma militare. Attualmente è adibito a spazio culturale.
Vi si accede attraverso un’erta salita a gradoni che, partendo dalla chiesa di San Pietro, sostituisce il ponte di legno e conduce alla garitta e alla prima torre circolare (ambedue parzialmente crollate) che proteggevano l’ingresso con una serie di bocche da fuoco. Superato l’arco, si apre una piccola corte da cui si accede ad uno spiazzo pianeggiante con pavimento in mattoni originali.
A sinistra c’è la porta della cosiddetta camera del barone che poi è il vano di base della torre circolare. Un cuore scolpito sulla chiave di volta dell’arco rimanda alle leggende dei sanguinari amori del feudatario anche se, per la verità storica, la stanza in cui sarebbe stato commesso il delitto è crollata nel 1940.
Più avanti un’apertura con architrave, su cui è incisa la frase “venite adorate”, immette nella cappella del Rosario costruita nel 1557. Seguono i resti di altre due torri semicircolari, (una detta del Forno con una monumentale struttura di cottura e l’altra del Carcere che porta ancora la lapide a ricordo dei rinforzi voluti da Alfonso Annichino) e, in alto, quasi in bilico sullo sperone di arenaria, la torretta merlata che caratterizza il maniero. Di impianto alto-medioevale è a tre piani con finestre su ogni facciata, feritoie angolari adattate per le bocche da fuoco e merlatura ghibellina di coronamento.
Una lastra di recupero, su cui è scolpita una menorah, funge da architrave alla porta di ingresso. Sul versante sud-est, a strapiombo sulla roccia, corre un camminamento rafforzato da mura bastionate e contrafforti di epoca aragonese.
Nel paese di Roccascalegna aleggia (a dar credito alla leggenda che vuole che svolazzi intorno alla torre nelle notti di tempesta) la cupa figura di Annibale detto Corvo (che aveva acquistato il feudo nel 1599) il quale avrebbe imposto tra gli altri balzelli anche quello dello jus primae noctis che gli costò la vita. Si narra infatti che sia stato pugnalato da uno sposo che, vestitosi da donna, finse di sottostare alle sue vo glie. E si dice ancora che Annibale, ca dendo a terra, si appoggiasse con la ma no in san guinata ad un muro che ha recato per secoli la traccia dell’impronta.
La leggenda probabilmente in treccia tra loro una serie di eventi realmente accaduti, ma distanti nel tempo.
Per approfondimenti Abruzzo 150 antiche feste di Maria Concetta Nicolai